Generalità
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Disposizioni e consigli per combattere la diffusione della malattia da Covid-19
(a cura del dott. Giuseppe Blasio, medico di medicina generale di Casapulla (CE)
Il SARS-Cov 2 (questo è il nome corretto) è un virus che appartiene alla famiglia dei coronavirus (così chiamati per la forma dei virioni -la forma infettiva del virus), che sono i virus che causano raffreddore, influenza o altre sindromi respiratorie, ma quello che lo fa diventare pericoloso è che è nuovo, per cui nella popolazione non sono presenti anticorpi protettivi. Per questo motivo può comportare infezioni banali, il più delle volte asintomatiche, ma in alcuni casi anche una sindrome acuta respiratoria grave (SARS appunto - "Severe acute respiratory syndrome"), in particolare in persone già compromesse, ma i giovani non sono esenti.
Covid-19 è il nome giusto della sindrome provocata dal coronavirus di cui sopra. La sigla si può scomporre: "Covi" sta per coronavirus, la lettera "d" sta per l'inglese "disease"(malattia, appunto) e 19 è l'anno in cui si è registrato il primo caso, trovato il 31 dicembre dell'anno scorso nella città cinese di Wuhan.
Dalla Cina, dove l'infezione è cominciata nel mese di dicembre 2019 (forse già dal mese precedente), in particolare nella città di Wuhan e nella provincia di Hubei, l'infezione si è propagata da gennaio anche in Italia, interessando inizialmente alcune regioni del nord, in particolare Lombardia e Veneto, ma allo stato il virus è presente in tutta Italia.
I contagi sono destinati certamente ad aumentare perché ogni contagiato può a sua volta contagiare le persone con cui viene a contatto.
L'unico modo per guarire è mettere in condizioni l'organismo di formare anticorpi contro il virus. Fortunatamente il nostro organismo è preparato per fare ciò. Come per qualunque infezione, delle persone più deboli (perché con altre malattie come diabete, malattie respiratorie, malattie cardiache, insufficienza renale, immunodepressi, pazienti oncologici in particolare in chemioterapia, anziani, ecc.), possono perdere anche la vita, ma la stragrande maggioranza per fortuna guarisce completamente.
Allo stato non vi sono vaccini, ma occorrerà del tempo affinché siano disponibili. Serviranno per la prossima stagione invernale, perché il virus continuerà a circolare per i prossimi anni.
Riguardo alle terapie vi sono alcuni farmaci antivirali che si stanno sperimentando ma con scarsi risultati.
Tra i farmaci capaci di modulare le risposte immunologiche di tipo infiammatorio va menzionato anche Tocilizumab, un anticorpo monoclonale normalmente usato per il trattamento di alcune forme di artrite, donato dall'azienda produttrice alla Cina in occasione dell'infezione da Covid-19. Non è un effetto diretto sul virus ma un supporto importante per controllare il processo infiammatorio che consegue all'infezione grave.
Il vantaggio di questo farmaco è che le condizioni respiratorie dei pazienti in terapia intensiva possano migliorare rapidamente in modo da trasferirli in terapia sub-intensiva o in reparti meno impegnativi qualora non si necessita più di ventilazione meccanica. Questa non è cosa di poco conto perché il problema più grosso per combattere questa infezione è il limitato numero di posti letto in terapia intensiva.
È facile immaginare cosa succede quando si esauriscono tali posti letto, sarà il collasso del sistema sanitario nazionale.
L'unico modo per sconfiggere la malattia è individuare tutti i soggetti contagiati ed isolarli per 14 giorni. Per ciascuno di questi soggetti occorre ricostruire, per quanto possibile, i contatti che ha avuto da quando ha cominciato ad avvertire i primi sintomi, ed effettuare loro il tampone faringeo. I soggetti positivi vanno messi anch'essi in quarantena. La rapidità con cui si sconfigge l'epidemia dipende strettamente dal rispetto di queste regole.
Il contagio avviene come per l'infezione influenzale, quindi è bene seguire elementari regole per evitarlo:
1. Lavarsi spesso le mani
2. Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
3. Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani
4. Coprirsi bocca e naso se starnutisci o tossisci
5. Non prendere farmaci antivirali né antibiotici a meno che siano prescritti dal medico
6. Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
7. Usare la mascherina se si sospetta di essere malato o si assiste persone malate
8. Evitare di frequentare luoghi affollati
9. Non uscire di casa se non per comprovati motivi di necessità
10. Contattare il numero verde 1500 per maggiori informazioni o il numero regionale dedicato (800-90.96.99 per la Campania) o il proprio medico di famiglia
I sintomi sono quelli di una comune infezione respiratoria e poiché, queste infezioni sono molto comuni in questo periodo, non bisogna affatto allarmarsi se si avverte febbre, mal di gola, mal di testa, raffreddore, ecc.
Quando bisogna allarmarsi? Quando si sospetta di essere stato a contatto con persone che sono risultate contagiate, o persone che provengono da zone dove è già nota una epidemia oppure quando i sintomi sono molto importanti, in particolare quando è presente difficoltà della respirazione.
Al di fuori di questi casi non bisogna ricorrere subito ai servizi sanitari (Pronto Soccorso, Ambulatorio Medico di Famiglia, Continuità Assistenziale), ma chiedere informazioni telefonicamente utilizzando i numeri di pubblica utilità su Coronavirus (1500 del Ministero, 800.90.96.99 numero verde regionale) o contattando telefonicamente il proprio medico. È indispensabile ridurre al minimo i contatti con il personale sanitario, perché, il contagio a medici ed infermieri porterebbe al collasso del servizio di assistenza sanitaria in caso di maggiore bisogno. Solo i casi seri vanno ospedalizzati. In genere è sufficiente una quarantena controllata al proprio domicilio.
È regola sensata che pazienti con infezioni banali come mal di gola, tracheiti, bronchiti, influenza con i classici sintomi, ecc., che in genere non richiedono terapie particolari e nemmeno di antibiotici, ma eventualmente solo sintomatici (antipiretici, calmanti per la tosse, fluidificanti) e non necessitano nemmeno di visita medica, evitino di recarsi all'ambulatorio del medico. Il discorso è diverso se si tratta di persone già in cattive condizioni di salute. Anche per necessità di medicine per terapie già in corso (antipertensivi, antidiabetici, terapie croniche) è possibile richiedere l'invio delle ricette per e_mail, chiaramente per chi è in grado di riceverle e stamparle, tranne per i farmaci che richiedono ricetta rossa. Inoltre è possibile lasciare un elenco delle medicine necessarie e poi si passa a ritirare le ricette. Ciò non è possibile per le medicine di autoprescrizione o quando deve essere il medico a prescriverle a seguito di visita.
In questo modo si riduce l'affollamento e la permanenza dei pazienti negli studi medici, favorendo quelli che effettivamente hanno bisogno di visita.
I casi sospetti devono essere esclusivamente valutati tramite preventivo contatto telefonico rispondendo alle domande che il medico pone.
In conclusione è bene sapere che questa sfida si vince se ciascuno fa la sua parte, senza creare panico, allarmismi e confusione.