Circa l'80% di coloro che trasmettono il contagio sono asintomatici
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ATTENZIONE: Circa l'80% delle persone che trasmettono il contagio sono ASINTOMATICI !!!!
Questa è una rivoluzione rispetto a quanto si pensava sino ad ora, cioè che il contagio da parte degli asintomatici fosse eccezionale.
Questo banalmente spiega perché le misure adottate a mano a mano più stringenti non hanno sortito gli effetti sperati. Questo spiega pure perché in Lombardia ed altre regioni del Nord, nonostante tutto la diffusione rimane elevata ed i ricoveri continuano ad aumentare come pure i morti, che adesso si registrano casi sempre più numerosi tra giovani, ecc.
Gli asintomatici, specialmente giovani, hanno continuato a comportarsi come fossero sani e non infetti da coronavirus, quindi erano ignari fattori contagianti le proprie famiglie ed il resto della popolazione. Purtroppo ancora oggi tali comportamenti continuano a registrarsi. Bisogna essere ancora più persuasivi.
Adesso che tutti dovrebbero restare chiusi in casa, i controlli con i tamponi DEVONO essere estesi a quelli che per motivi di lavoro escono di casa e vengono a contatto con altre persone. Così pure le persone che escono per necessità, per fare la spesa o altro, devono comportarsi sapendo che possono essere infettivi. Quindi tutte queste persone devono indossare le mascherine (anche quelle "chirurgiche" vanno bene), devono mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri, e devono lavarsi le mani quando rientrano a casa.
Se si fanno queste cose anche le regioni meridionali possono superare il problema, altrimenti sarà una catastrofe. Le strutture sanitarie non potrebbero reggere l'impatto con una rapida diffusione del virus.
A supporto di tutto ciò ci sono le osservazioni che adesso si vanno facendo strada tra gli scienziati.
Ciò comporta che i virologi e gli infettivologi devono correggere affermazioni sinora fatte, e questo non è facile (vedi l'uso delle mascherine, non interrompere le attività, ecc.)
Il coronavirus è nuovo e si comporta in modo anomalo rispetto ad altri virus della sua stessa famiglia, per cui ciò che sembrava scontato in realtà non lo è.
Ho trovato molto interessante un post a nome del Prof Sergio Romagnani, immunologo clinico, che ha riportato i risultati di uno studio epidemiologico effettuato nel paese veneto di Vò, sotto la direzione del Dr. Crisanti, Direttore della Cattedra dell'Unità Diagnostica di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova. Nello studio, per la ricerca dei soggetti positivi a Covid19, sono stati effettuati tamponi a tutti gli abitanti del comune (3.305 abitanti, dati di Wikipedia) i quali hanno permesso di dimostrare che la stragrande maggioranza delle persone che si infetta è completamente asintomatica (è stata calcolata una percentuale di infetti compresa tra il 50 e il 75%), pertanto questa enorme massa di individui, proprio perché asintomatica, rappresenta una formidabile fonte di contagio per gli altri. Si è visto inoltre che, mettendo in isolamento i soggetti infettati, il numero totale dei malati scendeva drammaticamente, ossia da 88 a 7 cioè 10 volte di meno, e questo si verificava nel giro di 7-10 giorni. In realtà, il dato più sorprendente dello studio non è stato l'elevatissima percentuale di soggetti contagiati presenti nella popolazione analizzata ed asintomatici, bensì la dimostrazione del fatto che se tutti gli infettati, sintomatici e non, venivano messi in isolamento, questa strategia si rivelava vincente perché da un lato era capace di proteggere dal contagio le altre persone, dall'altro appariva in grado di proteggere gli stessi contagiati da una evoluzione grave della stessa malattia da Covid19, perché se venivano poi messi in isolamento, presentavano un tasso di guarigione che nel 60% dei casi risultava essere pari a soli 8 giorni. Da un punto di vista pratico, questi dati statistici ci forniscono tre informazioni importantissime:
1) la percentuale di persone infette, anche se asintomatiche, presenti nella popolazione italiana è sicuramente altissima e chiaramente la stiamo enormemente sottostimando.
2) dati statistici alla mano, il numero di persone infette è estremamente elevato anche nei soggetti giovani.
3) l'isolamento degli asintomatici diventa essenziale per effettuare un controllo efficace della diffusione del virus e per ridurre al contempo la gravità della malattia.
Alla luce di questi dati, chiari ed inequivocabili, è evidente che le attuali politiche di contenimento della diffusione da Covid19 devono essere totalmente riviste, nel senso che se la statistica non è una opinione, per bloccare la diffusione del virus diventa assolutamente fondamentale identificare il più alto numero possibile di soggetti infetti ed asintomatici ed anche il più precocemente possibile, e questo proprio perché sono loro la principale fonte di contagio della malattia. Sulla base dei dati ottenuti nel comune di Vò, è già iniziata in tutta la Regione Veneto una "sorveglianza attiva massiva", cioè si sta procedendo ad effettuare un tampone a tutti i lavoratori più esposti al contagio (medici, infermieri, oss, forze di polizia, lavoratori costretti per il loro tipo di lavoro ad avere molti contatti inter-personali), anche se asintomatici, e questo grazie al finanziamento di un industriale veneto il cui nome è sconosciuto, allo scopo di scovare tutti gli individui infetti, ripeto anche se asintomatici, in modo tale da isolarli, far crollare le fonti di contagio ed accelerare nei contagiati il processo di guarigione. Da questa esperienza deriva anche il fatto che l'attuale modalità nazionale di affrontare il problema della infezione da Covid19, ossia fare il tampone solo alle persone sintomatiche, è esattamente l'opposto di quello dovrebbe invece essere fatto, e questo proprio nell'ottica di una politica di contenimento della pandemia, perché identificare nei sintomatici il virus adesso che circola ampiamente non è più così importante ai fini di un contenimento. Inoltre, tutti coloro che presentano febbre, tosse e sintomi respiratori dovrebbero comunque essere posti in isolamento o essere trasportati in ospedale, a seconda della gravità del quadro clinico ed eventualmente strumentale, e curati in modo appropriato in base alla sintomatologia presentata, mentre tutti coloro che sono stati con loro a contatto dovrebbero comunque stare in isolamento. Il discorso del Dr. Cristanti non solo non fa una piega ma personalmente lo reputo estremamente razionale, pertanto a questo punto della nostra battaglia contro il Coronavirus, diventa cruciale cercare di scovare il maggior numero di asintomatici già infettati, i quali hanno una maggiore probabilità di contagiare visto che non essendo identificati non sono posti in isolamento. Come detto sopra, siamo proprio noi, personale sanitario, quelli più a rischio di diffondere la malattia, tra di noi, ai pazienti, ai parenti e tutti quelli con i quali veniamo a contatto. Il comportamento sia nazionale che internazionale è invece orientato a seguire una politica sanitaria diametralmente opposta, ossia non fare più il tampone a medici, infermieri ed oss a meno che non sviluppino sintomi. Come abbiamo visto nello studio di Vò, attuare questa decisione potrebbe essere estremamente pericoloso, perché gli ospedali, molti dei quali sono al collasso, rischiano di diventare zone ad alta prevalenza di infetti in cui nessuno di essi viene posto in isolamento, pertanto il rischio di contagio per i pazienti e tra colleghi rischia di diventare altissimo ed esiste anche il rischio di creare delle comunità ad alta densità virale che sono quelle che, sempre secondo lo studio di Vò, favoriscono anche la gravità del decorso della malattia. È quindi assolutamente essenziale estendere i tamponi alla maggior parte della popolazione, in particolare alle categorie a rischio (cioè esposti a contatti multipli), per massimizzare la possibilità di isolare i soggetti positivi al virus ed i loro contatti, anche se asintomatici, quanto più precocemente possibile. In particolare, è assolutamente necessario fare i tamponi a tutti coloro che hanno una elevata probabilità di trasmettere il virus, specialmente se vivono in comunità chiuse e con contatti molteplici e ravvicinati. Infine, è importantissimo che tutti i soggetti a rischio indossino DPI (Dispositivi di Protezione Individuali) e non solo le mascherine di sala operatoria, che tra l'altro non conferiscono alcuna protezione per proteggere sé stessi dall'infezione, e questo proprio per proteggere gli altri da sé stessi, anche quando non sono presenti i sintomi. C'è chi ha obiettato che i costi di un numero così elevato di tamponi, nonché le difficoltà di ordine tecnico che ne potrebbero derivare, siano state le motivazioni addotte per sconsigliare finora questa strategia di "screening" su larga scala a livello di politica sanitaria nazionale, scegliendo quella di effettuare il tampone solo alle persone fortemente sospette a causa della loro sintomatologia. Ma i costi, valutati in termini di vite salvate ma anche in termini economici come costi e rischi di una terapia intensiva o sub-intensiva, sarebbero alla fine enormemente inferiori a quelli legati alla esecuzione di un numero di tamponi molto maggiore di quello attualmente effettuato. Del resto risultati similari stanno arrivando in questi ultimi giorni dall'uso di una strategia simile adottata in Corea del Sud dove, risultati alla mano, tassi di crescita della pandemia e di mortalità sono stati notevolmente abbattuti.